E'  N A T A  !

 

 

Generalità

     La Palma da dattero (Phoenix dactylifera), originaria del Nordafrica, vi e' ampiamente coltivata oltre che in Arabia e fino al Golfo Persico, dove forma la caratteristica vegetazione delle oasi. Si coltiva inoltre nelle Canarie, nel Mediterraneo settentrionale e nella parte meridionale degli Stati Uniti. E' presente anche in Italia ove e' impiegata anche come ornamentale. Appartiene alla Famiglia delle Arecaceae (Palmae).
     Nota sin dall'antichità, era considerata dagli Egizi simbolo di fertilità, raffigurata dai Cartaginesi nelle monete e nei monumenti e utilizzata da Greci e Latini come ornamento per celebrazioni trionfali. Nella tradizione cristiana, le foglie rappresentano un simbolo di pace e ricordano l'entrata di Gesu' in Gerusalemme.

Le palme di Bordighera

       I bordigotti amano credere che siano state portate dal nostro Santo patrono, Sant’Ampelio, proveniente dalla Tebaide, all'incirca 400 anni d.c. Ma è più probabile che questa zona fosse considerata un buon approdo dagli antichi naviganti e che siano stati i Fenici, durante le loro ricorrenti scorribande o il loro girovagare commerciale, a lasciare sul nostro territorio i noccioli dei datteri con i quali si nutrivano nelle traversate mediterranee; in tempi più recenti i “saraceni”, nelle loro incursione sulle nostre coste, hanno lasciato il loro contributo.

     Probabilmente questo è il motivo per cui all’esame del DNA le nostre palme contengono caratteri genetici presenti in esemplari di varie zone del nord Africa e del Medio Oriente.

      Qui i semi trovarono un microclima ideale per prosperare e riprodursi. La conca di Arziglia, la costa del Beodo a ridosso del cimitero e villa Garnier, sono le località dove ancora oggi  sono presenti le ormai residue famiglie di palme che ne fanno il palmeto di "Phoenix dactylifere" più settentrionale del mondo (43 gradi di latitudine).   

        Nel 1797, periodo napoleonico, l'estrema parte occidentale della liguria costituì il "Dipartimento delle palme", poi "giurisdizione" con lo stesso nome dal 1798 con capoluogo Sanremo. Il dipartimento delle Palme aveva per stemma "un leone rampante su palma", presente ancora in qualche vecchio edificio di Bordighera; Nel 1805, unita la liguria alla Francia, con il territorio della Giurisdizione delle Palme ed il vicino Monegasco fu formato il Circondario di Sanremo, appartenente al Dipartimento delle Alpi Marittime (Nizza). 

      Nella 2^ metà del 1800, Bordighera ha incominciato ad essere conosciuta e quindi visitata da facoltose famiglie e molti personaggi provenienti da tutta europa ed in particolare dal Regno Unito, grazie a Napoleone che all'inizio del 1800, decise di ripristinare e rendere più agevole l'antica strada consolare (aurelia) per una maggior rapidità di movimento delle sue truppe: ciò rese molto più veloce il viaggio nel percorso Parigi-Roma e consentì ai molti pellegrini di conoscere la nostra riviera.

   Un ulteriore stimolo a visitare questi luoghi fu dato dalla pubblicazione del romanzo "Il Dottor Antonio" di Giovanni Ruffini edito nel 1855 a Edinburgh, ambientato in parte a Bordighera; questa zona diventò presto piacevole soggiorno anche per il riadattamento al clima europeo dei viaggiatori provenienti dalle indie; molti di essi se ne innamorarono e vi si stabilirono, arricchendo i loro giardini introducendo nuovi tipi di piante a scopo ornamentale.  

    L'architetto francese Charles Garnier, trova che questa città somigliante più alla Palestina che all'Italia, anche lui ne resta intrigato e vi costruisce la sua splendida villa che ancor oggi si può ammirare con la bianca torre svettante tra le palme.

    Le palme di Bordighera stupiscono lo scrittore inglese Charles Dickens e seducono il grande pittore impressionista Claude Monet. "In nessun altro posto della Riviera - riconosce nel 1899 il botanico tedesco Edoardo Strasburger - le palme crescono altrettanto bene e vi si trovano in così gran numero". Le palme più diffuse sono le "Phoenix dactylifera" la palma da dattero.

    Il grande sviluppo e la proliferazione di nuovi esemplari di palma, fu senza ombra di dubbio dovuto a Lodovico Winter, che nei suoi giardini aveva a dimora più di 60 specie diverse di palme, nessun altro vivaio al mondo ne aveva in catalogo un così gran numero e sembra che "la cosa facesse tendenza" come si direbbe oggi.

     Il centro dell'attività di Winter era il giardino del vallone del Sasso in Arziglia perchè da li  poteva sempre ammirare il palmeto del beodo. Di lui scrisse De Amicis che ne divenne amico personale ” A poco a poco l’amor per la palma si è convertito in lui in una passione d’artista quasi un' adorazione.....”.  

    Si sviluppò quindi un fiorente commercio di palme (molte palme della Riviera e della Costa Azzurra provengono da Bordighera) Abili artigiani creavano mille oggetti con gli intrecci di palma, spesso di fattura pregevole, quindi non solo i "parmureli" ma imitazioni di fiori, centri tavola, tappeti, portaoggetti, abbigliamento, vasi, copri vasi, vassoi, paralumi, coppe, piatti, calzature ecc...  

     In tempi più recenti si diffuse prepotentemente la floricoltura : un mare di garofani ed altre culture copriva le campagne e le palme incominciarono ad essere ingombranti ed inutili, furono abbandonate e qualche volta abbattute per far posto alla più redditizia coltivazione floricola.    

     Attualmente la floricoltura si è ridotta drasticamente a causa della forte concorrenza da altre regioni e dall'estero, parte delle campagne è ridotta alla coltivazione di ortaggi, spesso per limitate esigenze familiari o incolta e qualcuno, malgrado le belle parole, accarezza l'idea di vendere a favore della cementificazione.

     Ad oggi sono presenti circa 160 tipi di palme, di vari ordini e famiglie e tra queste spiccano in modo più evidente per la loro altezza le piante del genere Phoenix (dactylifera, canariensis e roebelenii) e del genere Washingtonia filifera e robusta, oltre a Brahea armata, Butia capitata "yatah" Arecastrum romanzoffiana, Chamaerops humilis.  

      E le originali phoenix dactylifere?

    Ormai ridotte di numero, simbolo quasi scheletrico di un antico benessere, continuano a sottolineare la loro presenza nei nostri panorami. Non più centrotavola, tappeti, cappelli ed altro; ancora qualche famiglia continua ad utilizzare le foglie delle dactylifere (più consistenti e idonee) e delle canariensis per intrecciare i "parmureli" col metodo tradizionale in occasione della domenica delle palme, da inviare in Vaticano per Sua Santità il Papa, Vescovi e Cardinali. 

     Per vari motivi,  resta una produzione molto limitata  che purtroppo va scemando sempre più.

(parzialmente tratto da sanremopalme e Paize Autu)

Stemma del "Dipartimento delle Palme"